Oggi ci troviamo nel comune di Gravina in Puglia, nella provincia di Bari; questo comune è conosciuto in quanto ospita la sede del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Come dice lo stesso nome “Gravina”, il comune proviene da delle spaccature della crosta terreste simili a dei canyon.
Federico II del Sacro Romano Impero costruì in questa cittadina un castello, di cui attualmente restano solamente i ruderi, che aveva la funzione di ospitare lui ed i suoi uomini dopo le battute di caccia svolte proprio in questo territorio. Questa funzione è impressa ancora oggi, sotto forma di motto, sul gonfalone cittadino “Grana dat ed vina”, ovvero “offre grano e vino”.
La sua posizione strategica le consentì, fin dalla sua origine, di avere una storia non indifferente. Il territorio risulta abitato, con assoluta certezza, sin dal Paleolitico antico, mentre i resti più evidenti risalgono al periodo del Neolitico, intorno al 5900 a.C..
Sono le contrade di Pietramagna, Botromagno, S. Paolo, S. Pinuccio ad ospitare gli insediamenti più antichi.
Uno dei siti più importanti dell’intero comune è il Castello federiciano, che sorge sulla sommità di un collinetta che domina il comune ed il territorio che la circonda. Il castello venne edificato, indicativamente, nel 1231 dall’imperatore Federico II di Svevia, che commissionò la realizzazione all’architetto, oltre che scultore di corte, Fuccio.
Lo scopo era quello di creare un vero e proprio “parco per l’uccellagione”, adibito quindi all’arte venatoria.
Il castello presenta una pianta rettangolare ed è costruito per intero in “mazzero”; conteneva ben quattro torri e diverse sale sotterranee che dimostrano l’abilità e l’astuzia dell’epoca. Si componeva di tre piani, ma attualmente restano solo dei muri perimetrali e parte del basamento.
Nell’antichità, dalle finestre, si poteva ammirare un panorama spettacolare: l’estensione visiva poteva arrivare fino ad avvistare i monti calabro-lucani e le Murge.
La cittadina è nota anche per la cosiddetta “Gravina sotterranea”, ovvero un piccolo mondo sotterraneo che è venuto alla luce grazie ad un appassionato di speleologia, l’imprenditore Michele Parisi; per anni infatti questo piccolo imprenditore ha studiato e scoperto, unitamente a volontari, diversi tesori sotterranei; esempi sono: cisterne, cunicoli e cantine che sono visitabili da qualche anno.
Molto famoso è poi la Cola-Cola di Gravina, che non è una bevanda, bensì il tipico fischietto bitonale in terracotta; può essere considerato l’erede diretto dei giocattoli e dei tintinnabula fittili prodotti in loco.